Oltre ogni barriera

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    Un giocatore disabile e il suo sogno di rimanere in Corea
    di Rosario Grasso, pubblicata il 21 Marzo 2012, alle 15:47

    “Videogiochi oltre le barriere architettoniche: un torneo-maratona di Starcraft II per finanziare la ricerca sugli e-sport di un ragazzo amputato di quattro arti.”

    Un giocatore disabile ha organizzato un torneo di Starcraft II nel tentativo di ottenere il denaro sufficiente per rimanere in Corea e proseguire la propria ricerca sugli sport elettronici. Matthew Fink, un ragazzo americano di 23 anni, ha speso gli ultimi sette mesi a girare per il mondo nel tentativo di completare il suo studio sul gaming online. Ma Matthew, amputato di quattro arti, è ancora alla ricerca di qualche migliaio di dollari per mantenersi in Corea e completare il suo studio.

    Conosciuto sui server di gioco come LookNoHands, Matthew ha vinto una borsa di studio da 25 mila dollari da una compagnia statunitense che sta indagando intorno al fenomeno degli sport elettronici. Il giocatore disabile ha visitato sette nazioni tra America ed Europa negli ultimi mesi, ma ha bisogno di altri 40 mila dollari per rimanere per altri quattro mesi in Corea, nazione in cui si trova da tre mesi e che considera come la patria del gaming online professionale.

    "Voglio incontrare diverse persone e capire cosa vuol dire per una persona disabile essere un giocatore e che differenze ci sono tra le varie nazioni che ho visitato. Come il gaming e la tecnologia hanno cambiato le vite di queste persone. I videogiochi sono l'unica possibilità per le persone disabili di dimostrare quanto valgono", sono le parole di Matthew.

    Fink ha organizzato un torneo-maratona a Stracraft II che è iniziato giovedì scorso e che terminerà una settimana dopo. Il torneo si costituisce di 16 eventi separati, mentre ognuno di essi vede impegnati dei giocatori professionisti provenienti da una delle seguenti nazioni: Usa, Regno Unito, Germania, Spagna, Francia, Corea e Giappone.

    Fino a lunedì sera, Matthew era riuscito a racimolare mille dollari, ma ha bisogno almeno di altri 15 mila dollari per coprire le spese per l'assistenza personale di cui ha bisogno e i costi dei viaggi. Ha bisogno, infatti, di almeno 12 ore di assistenza specializzata per ogni giorno.

    Matthew è nato in Minnesota e alla nascita aveva il pieno controllo dei quattro arti. Ma il progamer non ha la milza e, quando a 18 mesi ha contratto la polmonite pneumococcica, il suo corpo non ha potuto più combattere l'infezione batterica nel suo sangue. I medici hanno dovuto amputare tutti e quattro i suoi arti per salvargli la vita, e oggi deve continuare a prendere dei farmaci per scongiurare il ritorno della malattia.

    Secondo l'accanito giocatore di Starcraft, il gaming online è una delle poche attività competitive che può svolgere, perché non richiede equipaggiamento speciale come protesi artificiali.

    "Per una persona che è disabile è facile competere con altre persone disabili, ma è molto più complicato ingaggiare una sfida con le persone che hanno il perfetto controllo del proprio corpo", spiega Fink. "Starcraft mi fa sentire bene, perché è come se non avessi nessun handicap. Non è una questione di essere veloci con le dita, piuttosto di essere veloci con la testa. Posso usare una regolare tastiera: certo non sono veloce come altri giocatori, ma dopo due anni di gioco posso dire che la velocità non è l'unica cosa che conta".

    Il premio che gli ha assegnato la Watson Fellowship gli ha consentito fino a oggi di andare in giro per il mondo per sperimentare le diverse culture che stanno dietro al gaming competitivo e per avere esperienza degli sport elettronici, disciplina foraggiata soprattutto da Starcraft e dalla community che gli sta dietro.

    In Corea del Sud il gaming professionale è un'attività diffusa, molto più che negli Stati Uniti. Ci sono giocatori che si allenano professionalmente per 10 ore al giorno e ci sono tanti tornei che consentono di vincere, ai più tenaci e con maggiori capacità di resistenza, premi cospicui. Il gioco online è visto più seriamente che in altre parti del mondo e in molti casi è considerato alla stregua di un'attività lavorativa.

    "Lo stile coreano di allenamento prevede di lasciar perdere la creatività e di iniziare a imparare le cose più semplici lavorando sulla ripetitività", spiega Fink. "Una volta che si hanno le basi, poi si può reintrodurre la creatività. Si tratta dell'approccio opposto rispetto a quello occidentale".

    Dopo aver completato la sua avventura di un anno Fink tornerà negli Stati Uniti e riprenderà l'Università proseguendo i suoi studi di Sanità Pubblica, che ha già iniziato in Cina, presso la George Washington University.

    "Molti considerano il gaming come un'attività anti-sociale, ma non mi trovo d'accordo", conclude Matthew. "Piuttosto, è iper-sociale e permette alle persone di tutto il mondo di mantenersi in contatto".

    Fonte: The Korea Herald

    Fonte: GAMEmag

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    Trovo che una persona con tali problemi trovi a volte la forza di abbattere davvero ogni barriera.
    Credo debba essere preso ad esempio, non importa quante mutilazioni ci infligge la vita, se vogliamo possiamo sempre "giocare la nostra partita"..
     
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